Album della settimana
"Ci sono voluti 30 anni per realizzarlo. É il culmine di ogni precedente album degli Swans, così come di ogni altro tipo di musica io abbia fatto, sia stato coinvolto o abbia immaginato. Ma non è finito, come le canzoni stesse. É come un frammento in una bobina. I fotogrammi si sfocano, si fondono, e finiranno con lo svanire."
Così Michael Gira presenta il nuovo incredibile lavoro degli Swans: The Seer. Due ore di musica dissonante, spettrale ed ipnotica in cui lo sciamano Gira ha messo tutto se stesso, punto di arrivo principale fin dalla reunion del 2010.
Per l'occasione sono stati chiamati alcuni amici a dare il proprio contributo, come Karen O, cantante degli Yeah Yeah Yeahs, Grasshoppers dei Mercury Rev, Alan Sparhawk e Mimi Parker dei Low, e soprattutto il ritorno della compagna di un tempo Jane Jarboe a fare ancora una volta da contraltare alla voce cavernosa e mistica del leader.
L'apice inevitabile del primo disco è la titletrack, trentadue minuti di chitarre pulsanti, esplosioni apocalittiche, ripetizioni all'infinito di giri ipnotici. Una sorta di danza macabra da rituale sabbatico. Altri due brani di diciannove e ventitre minuti (mai gli Swans si erano spinti così avanti nel minutaggio), rappresentano la vetta del secondo disco. Poste in coda, sanciscono l'epicità solenne contrapposta al rumorismo ossessivo propri di questo lavoro. Un lavoro tutt'altro che semplice e impossibile da descrivere, difficilmente assimilabile anche dopo ripetuti ascolti. E probabilmente è proprio questa la sua forza. Unita ad un'aurea mistica incommensurabile che ascrive gli Swans tra le leggende della musica tutta.
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