martedì 24 dicembre 2013

Jonathan Wilson - Fanfare

Da qualche giorno ho iniziato una collaborazione con Radiorock.to (The Original), la web radio che mette a disposizione ogni giorno un podcast di un'ora di musica da un podcaster a rotazione. In particolare io do il mio contributo con alcune recensioni di dischi recenti nella sezione del blog.
Parto subito questa settimana con la recensione dell'ultimo album di Jonathan Wilson, Fanfare, buttandomi subito su un grandissimo album di quest'anno che volge al termine.




Con ancora nelle orecchie il quasi esordio di due anni fa – il debutto vero e proprio fu pubblicato nel 2007 nell’indifferenza più totale – un grandissimo lavoro dove la psichedelia più acida incontrava magistralmente il cantautorato americano e il blues rock anni sessanta, ci apprestiamo a celebrare l’atteso ritorno di Jonathan Wilson.

Il polistrumentista californiano sveste ancora una volta i panni di instancabile produttore - a trentanove anni è già tremendamente complicato elencare tutti gli artisti con i quali ha collaborato - e, accompagnato da un gruppo di amici pescati tra il meglio che c’è in circolazione in ambito folk rock americano e non solo, realizza un’altra collezione di splendide canzoni dallo spiccato gusto retrò che è però riduttivo considerare solo in quest’ottica...

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giovedì 19 dicembre 2013

Black Hearted Brother - Stars Are Our Home


Dopo aver posto le basi per lo shoegaze con gli Slowdive, assieme a My Bloody Valentine e Jesus and Mary Chains tra le band più importanti del genere, e quindi preso parte al nascente movimento acustico inglese (NAM) con i Mojave 3, Neil Halstead, cantautore inglese tra i più talentuosi emerso dagli anni novanta e autore anche di 3 album solisti dal 2002, mette su un nuovo progetto che prende il nome di Black Hearted Brother e si accoda alla nuova corrente psichedelica che ha nei Tame Impala forse i rappresentanti più in auge.
Ad accompagnarlo questa volta troviamo Nick Holton dei Coley Park e Mark Van Hoen dei Seefeel, entrambi vecchie conoscenze del nostro per averlo supportato nella produzione di alcuni suoi passati lavori.
La componente shoegaze e dream pop del neonato trio non è del tutto svanita, si scorgono qua e là chitarre liquide e monolitiche, ma è nel campo dello space e dello psychedelic rock che i Black Hearted Brothers si muovono. Si ascolti la traccia d'apertura (Stars Are Our Home) o una Got Your Love intrisa di elettronica per capire dove vuole spingersi il suono della band, capace di risultare ipnotica (If I Was Here To Change Your Mind) come orecchiabile (UFO), incuneandosi nei rivoli del post rock con Time in the Machine o spaziando nell'elettronica spaziale di My Baby Just Sailed Away.
Non è la tanto attesa reunion degli Slowdive, fomentata dalle date tenute a Londra in ottobre in cui Halstead si è esibito con Rachel Goswell, ma Stars Are Our Home è un altro brillante tassello nella carriera dell'artista inglese.


Black Hearted Brother - My Baby Just Sailed Away



lunedì 16 dicembre 2013

Mogwai new Album preview



Manca ormai meno di un mese alla nuova pubblicazione ufficiale su lunga durata dei Mogwai, ma già possiamo calmare, almeno in parte, la nostra sete di novità riguardanti la band scozzese grazie al rilascio di ben due singoli. Il primo, pubblicato alla fine di ottobre, si intitola Remurdered, mentre il secondo è dei primi di dicembre e prende il titolo di The Lord is Out of Control. Per quest'ultimo singolo è stato anche realizzato un video girato da Antony Crook alle Hawaii nei primi mesi dell'anno in corso.
I due pezzi, neanche a dirlo, sono favolosi e girano da tempo in loop sul mio tubo personale, tanto da propendere già da ora, in tempi di classifiche di fine anno, per un signor piazzamento in quella del prossimo.
Appuntamento per il 20 gennaio con l'uscita di Rave Tapes.


Mogwai - Remurdered

Mogwai - The Lord is Out of Control



mercoledì 11 dicembre 2013

Joan As Police Woman - The Classic (new single)



Ho molto apprezzato l'ultimo lavoro in studio di Joan Wasser, meglio nota come Joan As Police Woman, quel The Deep Field del 2011 che è risultato una perla di pop intriso di jazz e soul come raramente capita di ascoltare. Ora, a distanza di tre anni, eccola di nuovo in rampa di lancio con un nuovo lavoro, in uscita a marzo, che sarà intitolato The Classic, come il singolo appena pubblicato con tanto di video sul Tubo.
Appuntamento quindi nel 2014 e speriamo di poter godere in egual misura anche di questo futuro quinto album dell'artista americana.



martedì 10 dicembre 2013

Toy - Join The Dots



Dopo solo un anno dall'eccellente omonimo debutto su lunga distanza tornano i Toy con un nuovo album dal titolo Join The Dots
La band di Brighton è stata una delle migliori sorprese dello scorso anno con un lavoro che miscelava psichedelia, krautrock, post punk e shoegaze, riuscendo nell'intento di amalgamare bene le forti e complesse derive musicali e conferendo brillantezza alle loro composizioni. 
Con Join The Dots non spostano di molto le coordinate del sound, puntando però in alcuni momenti a brani più adulti e dai suoni più puliti lasciando le sfuriate pulsanti di kraut alle composizioni più lunghe che si rivelano comunque, per quanto mi riguarda, le migliori del disco, specialmente la titletrack, troncata però della parte migliore nel singolo, e la conclusiva Fall Out of Love, molto Hawkwind oriented.
E' svanita la sorpresa dell'esordio di un anno fa e questo seguito viene accolto con meno clamore ma, se sapranno mantenersi su questi ottimi livelli, non si farà fatica a prevedere per loro una carriera anche superiore a quella dei loro padri putativi The Horrors.





mercoledì 4 dicembre 2013

Quasi - Mole City





Dopo una breve parentesi in trio, durata un solo album e il successivo tour con l'ingresso in formazione della bassista Joanna Bolme, i Quasi, Sam Coomes (voce, chitarra, basso e tastiere) e Janet Weiss (voce e batteria), tornano ad essere una coppia - almeno professionalmente visto che nella vita non lo sono più dal 1995 - e per festeggiare l'occasione pubblicano il primo doppio album di una carriera ormai ventennale e se a più di qualcuno possano venire in mente i White Stripes sappiate che i ben più famosi ex coniugi White sono di qualche anno successivi al duo di Portland, anche dal punto di vista sentimentale.
Musicalmente parlando, siamo nel campo dell'indie rock psichedelico, con brani tirati, divertenti, grezzi e facilmente inquadrabili già al primo ascolto, come i primi due in scaletta scelti come singoli e che potete ascoltare qui sotto, tra i quali si incastrano alcuni episodi più introspettivi che raramente mancano negli album dei Quasi. Si tratta di un lavoro lungo ma non eccessivamente, più di un'ora di musica divisa in due cd o vinili, ma si lascia ascoltare e riascoltare molto volentieri grazie anche ad un talento nel songwriting che colpisce per la sua freschezza e il gusto di non voler stupire ad ogni costo.


Quasi - You Can Stay But You Gonna Go (Mole City)

Quasi - See You On Mars (Mole City)



giovedì 28 novembre 2013

of Montreal - Lousy With Sylvianbriar

Dopo il pop kitch spruzzato di funk di False Priest (2010) e il progressive psichedelico di Paralytic Stalks (2012), e prima ancora altre decine di incarnazioni diverse, in Lousy With Sylvianbriar troviamo Kevin Barnes in uno dei suoi più riusciti travestimenti: il folk rock, ovviamente una rivisitazione nello stile inconfondibile e fuori dagli schemi degli of Montreal. Le influenze questa volta vanno da Neil Young a Bob Dylan fino ai Grateful Dead meno psichedelici, in cui mischia comunque qua e là i suoni e gli arrangiamenti che da sempre hanno intrigato Barnes, come nei coretti aciduli di Triumph of Disintegration o nelle melodie beat bowieane di She's Ain't Speakin' Now.
Lousy With Sylvianbriar è un album insolitamente adulto per una band che invece della frivolezza ha fatto un vanto, elegante, interessante e, cosa che più ci fa piacere, pieno di belle canzoni.



of Montreal - Fugitive Air (Lousy With Sylvianbriar)



lunedì 25 novembre 2013

65daysofstatic - Wild Light


Sì, tuttoattaccato. I 65daysofstatic non sono certo dei novellini ma, per chi non li avesse mai sentiti prima, può risultare ostico vedere il nome del gruppo scritto così e nondimeno, ascoltando il primo singolo estratto da Wild Light, potrebbero anche farsi un'idea distorta del tipo di musica da loro suonata.
In effetti l'ensemble di Sheffield è un'icona del post-rock inglese sin dal proprio album di debutto, The Fall of Math del 2004, in cui fecero intuire che avevano ottime idee per far evolvere questo genere fino ad allora un po' troppo statico, appunto, e raggiungendo in breve tempo band del calibro di Mogwai ed Explosions In The Sky nel cuore degli appassionati. Senza avere fino ad oggi sbagliato un colpo, con questo nuovo album rendono ancora più esplicita la svolta elettronica già accennata nei lavori precedenti, elettronica che ha il suo apice evidente nel primo singolo Prism e che caratterizza gli arrangiamenti di diversi momenti Wild Light, senza mai dimenticare i sentieri del post-rock da cui sono partiti e che rimangono oltremodo battuti anche stavolta in crescendi progressivi ed implosioni da togliere il fiato. Perchè va bene evolversi, ma i canoni del genere non possono non essere rispettati.


65daysofstatic - Prism (Wild Light)



venerdì 22 novembre 2013

The Yellow Dogs

Lo scorso 11 novembre la band iraniana-americana The Yellow Dogs è diventata all'improvviso conosciuta in tutto il mondo a causa di un cruento omicidio, un regolamento di conti probabilmente, che ha posto fine alle vite del chitarrista e del batterista, i due fratelli Soroush e Arash Farazmand. Il folle gesto, che ha causato anche la morte di un altro musicista esterno alla band, è stato commesso da un ex membro di un'altra band iraniana con sede a New Yorak, che in passato ha collaborato con gli Yellow Dogs. La tragica occasione ha permesso di far conoscere al mondo la musica di questo combo che in due anni ha pubblicato solo una manciata di singoli ma che sembrava avere del talento per emergere in un altro modo. Chissà se i restanti due componenti del gruppo avranno la forza di proseguire nel loro sogno, magari ricordando nelle loro canzoni i due amici scomparsi.
I due brani di cui sono stati girati dei video, visibili qui sotto, si intitolano This City e Dance Floor e hanno una carica davvero contagiosa. 








The Waterboys live in Rome


L'occasione era quella del venticinquennale della pubblicazione di quel Fisherman's Blues che rappresenta, forse assieme al precedente This is the Sea, l'apice della carriera dei Waterboys e la svolta irish folk che caratterizzerà definitivamente il sound della band da lì in poi. Nella splendida cornice dell'Auditorium della Conciliazione a Roma, non troppo pieno per la verità, Mike Scott, accompagnato dagli storici Anthony Thistlethwaite (sax e chitarra), Steve Wickham (violino), Trevor Hutchinson (basso e contrabbasso), oltre al recente innesto di Ralph Salmins (batteria), porta sul palco l'atmosfera e l'intensità che si respirava al tempo delle session di quel memorabile capolavoro, fondendo assieme classic rock, blues, folk e musica tradizionale irlandese in un mix di brani storici che ripercorrono gran parte della carriera della band scozzese. Mancano un paio di classici all'appello e a dirla tutta il suono che usciva dai diffusori dell'Auditorium non era poi così ben calibrato, ma nel complesso l'impressione che si è avuta dagli spalti è stata quella di un gruppo di artisti che ancora fanno quello che più gli piace, suonare le proprie canzoni ed entusiasmarsi per questo. Musica d'altri tempi, di una classe immensa.




The Waterboys - A Girl Called Johnny

The Waterboys - Fisherman's Blues

The Waterboys - We Will Not Be Lovers



giovedì 21 novembre 2013

Midlake - Antiphon



Antiphon, per i Midlake, è un vero e proprio punto di rottura con il passato, non foss'altro per il fatto di essere rimasti orfani del leader, nonchè autore di gran parte del materiale della band, Tim Smith, che ha abbandonato la propria creatura lo scorso anno, nel bel mezzo della stesura di questo quarto album.
Il timone dei Midlake a questo punto è stato preso dal secondo chitarrista Eric Pulido che, in accordo con il resto del gruppo, ha stracciato il materiale fin qui prodotto, che di conseguenza non sentivano più loro, e ha fatto virare il suono della band da un folk rock a carattere medievale ad un sound più moderno, più progressivo e, forse al contempo, più originale. Come dice Pulido: "Questo nuovo lavoro è la rappresentazione più onesta della band nel suo complesso, in contrasto con la visione di un'unica persona che però avevamo cercato di agevolare."
Senza scomodare i Pink Floyd, che dopo l'uscita, forzata, di Syd Barrett, hanno messo le basi per diventare quello che sono diventati, nel loro piccolo i Midlake potrebbero trovare giovamento da questo nuovo assetto e chissà se, come gli augura Tim Smith, senza di lui raggiungeranno un livello di notorietà molto maggiore.


Midlake - Provider (Antiphon, 2013)




mercoledì 20 novembre 2013

Brokeback - Brokeback and the Black Rock

Dopo una manciata di album pubblicati tra il 1997 e il 2003, il bassista dei Tortoise Doug McCombs rispolvera i suoi Brokeback realizzando un nuovo lavoro dal titolo Brokeback and the Black Rock in cui prevale il suono dilatato delle chitarre che fa molto paesaggio desertico e una prevalente atmosfera western alla Sergio Leone, nonchè qualche sprazzo di reminiscenze post rock.

Vi propongo la prima traccia Will Be Arriving, forse la più intensa e riuscita dell'intero album.




Brokeback - Will Be Arriving



Songs: Ohia - Magnolia Electric Co.

E' stato da poco ristampato, per il decennale della sua uscita, l'ultimo album a nome Songs: Ohia del compianto Jason Molina, scomparso nel marzo di quest'anno. Quel Magnolia Electric Co. che di lì a poco diverrà anche il nome della sua band, con la quale pubblicò altri tre lavori.


Ma è con il moniker Songs: Ohia che il folk singer di Lorain, cantautore malinconicamente intenso ed intimista, è maggiormente conosciuto e realizza le cose migliori. La ristampa di questo album del 2003, corredata da due bonus track e un secondo cd con le versioni demo delle canzoni originali, rende merito ad un artista che si è ricavato un posto importante nel panorama cantautoriale americano e che non va assolutamente dimenticato.



domenica 16 giugno 2013

Sigur Ros - Brennisteinn (video)


La prossima settimana vedrà la luce l'attesissimo settimo album degli islandesi Sigur Ros. Attesissimo perché si preannuncia un netto cambio di rotta rispetto ai precedenti lavori e soprattutto rispetto all'ultimo Valtari, per me una gran delusione, che in qualche modo rappresentava l'apice dell'essenza ambient della formazione guidata da Jonsi.

lunedì 10 giugno 2013

Nine Inch Nails - Came Back Haunted (new single)


Dopo cinque anni di silenzio è uscito da pochi giorni un nuovo brano dei Nine Inch NailsCame Back Haunted, che anticipa di qualche mese la pubblicazione del nono lavoro in studio, dal titolo Hesitation Mask, per la formazione guidata da Trent Reznor. Non mi aspetto certamente materiale all'altezza dei primi lavori, ma la speranza di ammirare ancora una volta le atmosfere dark elettroniche industriali che solo il grande artista americano riesce a creare rimane intatta.
L'appuntamento è per il 3 settembre.

Bad Religion - True North (Video)


Primo video tratto dal nuovo album dei Bad Religion pubblicato con lo stesso titolo: True North. La canzone è già un classico, da suonare accanto a cavalli di battaglia quali Punk Rock SongStranger Than Fiction e Generator.

mercoledì 29 maggio 2013

Chelsea Light Moving

Dopo i due singoli rilasciati la scorsa estate, la curiosità non era poca intorno alla nuova band dell'ex Sonic Youth Thurston Moore, i Chelsea Light Moving, incarnazione fin troppo simile, non solo nel suono ma anche nella formazione a quattro con una bassista donna, alla gioventù sonica, che a questo punto possiamo considerare un capitolo chiuso.


L'album di debutto, semplicemente intitolato con il nome del gruppo, è una gran botta di adrenalina e una graditissima sorpresa per chi era rimasto attonito dal lavoro solista del biondo chitarrista americano e nondimeno scosso dalle voci che davano per finita l'avventura dei Sonic Youth. Qui ritroviamo molti degli ingredienti che il buon Moore non aveva dimenticato, ma teneva in soffitta in attesa di una band vera con cui ripresentarsi.

martedì 28 maggio 2013

Kurt Vile - Wakin' On a Pretty Day (Video)


Wakin On a Pretty Day è il nuovo video tratto dal quasi omonimo (Wakin on a Pretty Daze) ultimo album di Kurt Vile, uscito ad aprile nei negozi reali e virtuali. Il trentatreenne cantautore di Philadelphia, dopo l'acclamato lavoro del 2011 Smoke Ring for my Halo, che a dire la verità aveva tutto per piacermi ma non era mai riuscito a convincermi appieno, sembra finalmente giunto, al sesto lavoro in studio, al punto di svolta della sua carriera, mettendo al servizio di una tecnica chitarristica inusuale anche un songwriting di alto livello.

venerdì 24 maggio 2013

Dinosaur Jr - Pierce The Morning Rain (video)

I Dinosaur Jr sono attesi in questi giorni in Italia per tre date (a Torino all'Hiroshima il 25, al Pin Up di Mosciano, Teramo, il 26 e a Roma al Black Out il 27), che fanno parte del tour europeo di supporto all'ultimo album dello scorso anno I Bet On Sky, dal quale è tratto il seguente video: Pierce The Morning Rain.





Streetlight Manifesto - The Hands That Thieve



Gli Streetlight Manifesto, formazione ska punk del New Jersey, hanno da poco pubblicato il loro quinto album in studio intitolato The Hands That Thieve. Un lavoro molto divertente, com'è nei canoni del genere, dove due sassofoni una tromba e un trombone si rincorrono cavalcando ritmi irresistibili.


Emblematico in questo senso il primo brano del lotto The Three of Us, uscito anche come singolo e pubblicato sul tubo dove ha raggiunto un buon numero di click, prevalentemente dagli Stati Uniti. Una canzone che sprigiona una carica incredibile e che lascia intuire la vena progressiva e prevalentemente goliardica del settetto americano.

Altri brani da segnalare estratti da The Hands That Thieve sono la trionfale Ungrateful, l'anthemica The Littlest Things,  la punkeggiante With Any Sort of Certainty o anche la più melodica Toe To Toe.
Purtroppo l'ensemble di New Brunswick è poco conosciuto dalle nostre parti, dove lo ska non ha mai fatto troppa presa, non sono quindi previste esibizioni dal vivo in Italia ed è un peccato perchè, dagli spezzoni dei concerti presenti in rete, si può solo immaginare cosa ci perdiamo.



venerdì 17 maggio 2013

Black Sabbath - God Is Dead (new single 2013)

A diciotto anni di distanza dall'ultimo album (Forbidden del 1995) e a ben 35 dall'ultima apparizione in studio con Ozzy Osbourne (escludendo il doppio dal vivo Reunion del 1998) i Black Sabbath si sono ritrovati ad incidere nuovi brani con 3/4 della line up originale (oltre a Tony Iommi e Ozzy anche Geezer Butler al basso, Bill Ward non si è accordato per questa reunion ed è stato sostituito dal batterista dei Rage Against The Machine Brad Wilk) per un album che sarà nei negozi il prossimo 10 giugno, dal titolo 13.


giovedì 16 maggio 2013

Deep Purple - Hell To Pay (new single 2013)

Hell To Pay è il secondo singolo estratto dal nuovo album dei Deep Purple (il primo singolo, pubblicato un mese prima, era francamente indecente) dal titolo Now What?! prodotto da Bob Ezrin, uscito il 26 aprile scorso per earMusic e ovviamente dedicato alla memoria del tastierista Jon Lord, scomparso la scorsa estate. Siamo lontani anni luce dai fasti di un tempo, quando la chitarra di Blackmore duettava magistralmente con l'hammond del compianto Jon e gli acuti di Gillan infrangevano la barriera del suono, però, seppure a tratti, i nuovi Deep Purple (sono ormai tre i lavori su lunga distanza con questa formazione che comprende oltre a Gillan, Glover e Paice, anche Steve Morse alla chitarra e Don Airey alle tastiere) fanno ancora una discreta figura. Ora però, scusate, ma vado a riascoltarmi Made In Japan.




I 30 dischi che mi hanno cambiato la vita

Questa è la famosa lista dei dischi che mi hanno cambiato la vita o che più propriamente hanno caratterizzato le varie fasi musicali e non della mia esistenza fino ad ora. Era mia intenzione arrivare ad una ventina di titoli, che già si potevano considerare abbastanza, ma dopo una prima veloce selezione ne avevo trascritti oltre cinquanta! E' stato un lavoro lungo e doloroso doverne fare una scrematura ma alla fine sono giunto a trenta album (meno è impossibile) che posso considerare i più importanti per la mia formazione musicale, in alcuni casi forse non i più belli o i più meritevoli di entrare in una classifica dei migliori album rock, ma certamente quelli che per me hanno contato più di altri, i più consumati, gli album che mi hanno fatto conoscere e apprezzare un determinato filone musicale o un particolare artista. Non è quindi una classifica dei miei album preferiti, che può cambiare a seconda dell’umore o del periodo, ma una lista di dischi a cui per tanti motivi sono rimasto più legato e che porterei con me nella sempre più inflazionata isola deserta.
Cominciamo:

imagePink Floyd – The Wall (1979)
Non il primo album rock che ho avuto, ma il primo che mi ha folgorato a tal punto da eleggere la band di Waters, Gilmour, Wright e Mason (in seguito scoprii che il tutto ebbe origine dalla mente tanto geniale quanto fragile di Syd Barrett) a mio gruppo preferito al di sopra di ogni altro. Ogni nota di questa meraviglia è impressa a fuoco nella mia mente sin dai miei 16 anni. 
imageEric Clapton – Just One Night (1980)
Primo album rock acquistato in vinile (doppio) dal mio negoziante di fiducia che in precedenza mi aveva visto solo per 45 giri pop anni ‘80 e qualche lp di Venditti o Madonna. Avevo 15 anni e l’ho ascoltato fino a che la puntina del mio giradischi non lo mandò a memoria.
imagePaul Simon – Graceland (1986)
Quest’album lo vinsi partecipando ad un concorso a premi su Televideo (!) e già al primo ascolto, cui ne seguirono una 'tecnicissima' caterva, fu una scoperta sconvolgente. Non ero ancora in grado di comprendere che tale accostamento di suoni e ritmi africani era una novità anche per un appassionato maturo, ma mi resi benissimo conto che mi trovavo di fronte ad un capolavoro senza tempo. Ancora oggi ineguagliato. Somebody say ih hih ih hih ih…
imageJethro Tull – Bursting Out (1978)
Cassettina da ‘90 masterizz… ehm duplicata da un compagno di liceo assieme ad un altro live celeberrimo (Alchemy, il prossimo della lista). Questo disco mi ha fatto amare alla follia la band di Ian Anderson e il suo flauto magico a tal punto da convincere i miei a prendere lezioni di flauto traverso, mollate inesorabilmente dopo estenuanti sessioni di solfeggio e senza neanche essere riuscito a tirar fuori una sola nota da quel diabolico strumento.
imageDire Straits – Alchemy (1984)
Anche questo album dal vivo ebbe un posto di primo piano nella mia formazione musicale di quegli anni. Undici brani con un unico immenso protagonista: la chitarra di Mark Knopfler, capace di rapire completamente la mia attenzione ad un concerto dei Dire Straits a Cava dei Tirreni qualche anno dopo. L’assolo di chitarra di Sultans of Swing l’avrò mimato almeno un migliaio di volte.
imageGenesis – Selling England By The Pound (1973)
A 17 o 18 anni trovai un libretto, su una rivista che compravano i miei a quel tempo, che indicava i migliori 100 album della storia del rock, divisi per decade. A questo lavoro dei Genesis veniva dato un risalto particolare per quel che riguarda il rock progressivo. Non me lo feci ripetere e me lo procurai. Ancora oggi uno dei miei preferiti del gruppo di Gabriel e del genere tutto.
imageBruce Springsteen – The Wild, The Innocent & The E Street Shuffle (1973)
Nel 1990 uscì in edicola una delle prime enciclopedie del rock con allegato un cd (ce l'ho ancora in bella mostra completamente rilegata in 6 volumi con tutti i cd annessi). Al primo numero era allegato il secondo, bellissimo, album del Boss, che già conoscevo vagamente per Born in the USA. Neanche a dirlo letteralmente consumato nel mio primo lettore cd.
imageDeep Purple – In Rock (1970)
Il mio primo, vero, approccio ad una musica rock più dura, elevate distorsioni di chitarra, batterie dai ritmi più vorticosi, quello che è stato l'hard rock degli anni settanta. L'intro di Speed King fu un autentico colpo nello stomaco mentre Child In Time mi mise del tutto KO.
imageBlack Sabbath – Volume 4 (1972)
Un altro caposaldo della musica più dura, precursore dell'heavy metal, il quarto lavoro in studio dei Black Sabbath introduce, nei miei ascolti, quel giusto contraltare di oscurità che non poteva mancare nella vita di un rocker in divenire.
imageThe Who – Tommy (1969)
Ho conosciuto gli Who con il bellissimo live Join Together, ascoltando il quale mi sono innamorato delle canzoni di questo magnifico concept. La prima vera opera rock mai concepita, da me ammirata (e cantata interamente) anche a teatro.
imageLou Reed – Transformer (1972)
Sono stato a lungo indeciso se citare questo o il debutto dei Velvet Underground (quello con la banana in copertina), ma devo ammettere di aver fatto il percorso all'inverso, andandomi a ripescare in seguito i lavori assieme a John Cale e Sterling Morrison. Quindi il battesimo con Lou Reed l'ho avuto con Transformer e in particolare con Vicious.
imageThe Clash – London Calling (1979)I Clash sono un altro gruppo che ho scoperto grazie all’enciclopedia del rock di cui sopra e ascoltando questo incredibile doppio album me ne sono innamorato e ho cominciato ad interessarmi anche di punk e ska, due generi spesso in simbiosi, qui integrati alla perfezione.
imageThe Beatles – Revolver (1966)
Ho scoperto i Beatles davvero troppo tardi, inizialmente snobbati con una delle tante raccolte che però non gli rendeva merito. Poi l'ascolto di questo geniale lavoro mi ha fatto rinsavire e me li ha fatti collocare al posto che hanno di diritto nella piramide della musica moderna, vicino al vertice più alto.
imageFrank Zappa – Grand Wazoo (1972)
Frank Zappa se ne è andato troppo presto, anche se ha fatto in tempo a lasciarci una discografia sterminata fatta di alti (tantissimi) e bassi (qualcuno). Grand Wazoo si colloca tra le sue migliori produzioni ed è un perfetto esempio di come Rock e Jazz possono andare a braccetto senza far storcere il naso ai puristi di entrambi i generi.
imageFrancesco De Gregori – Titanic (1982)
De Gregori è il cantautore italiano che ho apprezzato per primo (assieme a Venditti con Theorius Campus e poi con il mini La Donna Cannone) e questo è il primo vero album dell'artista romano che ho amato, cantato, suonato.

imageFrancesco Guccini – Fra la via Emilia e il west (1984)
La mia più grande passione nel campo della musica italiana. Il vate di Pavana, da poco ritiratosi dalle scene, è, per distacco, l'artista che ho ammirato più volte dal vivo, seguendo tutte le fasi della sua seconda parte di carriera e imparando a memoria i testi, ricercati, mai banali, di tutte le sue canzoni. Ancora oggi ringrazio quell'amico che mi prestò la mitica cassettina di Fra la via Emilia e il west che me lo ha fatto conoscere e poi adorare.
imageLitfiba – 17 Re (1986)
Il rock nazionale passa per via dei Bardi a Firenze, sede della cantina dove nacquero i Litfiba. Il gruppo di Pelù e Renzulli è stato, secondo me (almeno fino a quando non si sono rincoglioniti) il più grande gruppo di rock italiano, punto. 17 Re non è stato l'album che me li ha fatti conoscere (il merito spetta al successivo Litfiba 3) ma è stato quello certamente più ascoltato e probabilmente anche l'apice mai eguagliato della loro carriera.

imageGuns N’Roses – Appetite For Destruction (1987)
Il debutto dei Guns N' Roses è stato il mio primo vero approccio all'heavy metal (anche se, a dire il vero, per i puristi del metal questa è musica da camera), nonostante i tentativi andati a vuoto di un compagno di classe che ha provato a convertirmi a Iron Maiden e NWOBHM durante il liceo. Solo dopo quest'album ho iniziato con curiosità ad esplorare il genere, scoprendo un mondo.
imageMetallica – Master of Puppets (1986)
Uno dei primi gruppi metal (sul serio) che presero piede (e doppia cassa) nella mia cameretta e contribuirono pesantemente al deterioramento dei rapporti con i vicini e con mia madre furono i Metallica. Anche qui conosciuti con il black album e amati con l'immenso Master of Puppets.
imageDream Theater – Images and Words (1992)
Ad un certo punto della mia vita avevo un passato di rock progressivo ed un presente metallaro. La conseguenza di ciò non potè che essere l'ascolto di Images and Words dei Dream Theater con successivo innamoramento. Da quel momento in poi presi a procurarmi tutto ciò che veniva anche lontanamente paragonato a questa band, fino all'immancabile nausea.
imageNirvana – Nevermind (1991)
Nei primi anni novanta scoppia l'ondata grunge che travolge tutto e contamina ogni band di quel momento. Per quanto mi riguarda (così come per molti) la scintilla è scoccata con Nevermind, da me acquistato quasi per caso, e in poco tempo divenuto icona del rock anni novanta.
imagePearl Jam – Vs. (1993)
A questo punto non posso proprio tralasciare l'altra grande band di Seattle, i Pearl Jam, ancora oggi tra i miei ascolti preferiti. La voce di Eddie Vedder è quella che ho sempre sognato di avere, calda, profonda e allo stesso tempo potente. L'album al quale sono più legato è il secondo, comprato il giorno stesso dell'uscita nei negozi.
imageConsorzio Suonatori Indipendenti – Linea Gotica (1996)
Sui CSI c'è da dire che in principio li detestavo. Ogni volta che capitava di ascoltarli in radio mi innervosivano e spesso finivo per cambiare stazione. Poi, convinto non so come a vederli dal vivo, il mio giudizio è cambiato drasticamente e in poco tempo hanno scalato posizioni nella mia classifica personale fino a diventare uno dei miei gruppi preferiti del momento. Era il 1996 ed era appena uscito Linea Gotica.
imageRush – Exit… Stage Left (1981)
Nella mia ricerca spasmodica di gruppi metal progressivi, dopo l'avvento dei Dream Theater, sono per fortuna andato anche indietro nel tempo per conoscerne i precursori, imbattendomi nel trio canadese che diversi anni prima ha gettato le basi del genere. L'album dal vivo a coronamento del periodo più progressivo dei Rush è quanto di meglio si possa chiedere per soddisfare i bisogni di un appassionato di prog metal.
imageMorphine – Cure For Pain (1993)
Per far capire quanto ci tenga ai Morphine basti sapere che ero presente a quella maledetta serata estiva a Palestrina in cui perse la vita Mark Sandman subito dopo aver pronunciato queste parole: E' una serata bellissima, è bello stare qui e voglio dedicarvi una canzone super sexy... Non la cantò mai e io tornai a casa con le lacrime che mi velavano gli occhi.
imageSystem of a Down – Toxicity (2001)
Della serie: come ti sconvolgo un genere e il tuo modo di ascoltare musica. Nei miei ascolti metallici c'è un prima e un dopo System of a Down, dove prima prevalevano tecnicismi e assoli di chitarra elettrica mentre dopo quest'album il mio gusto si è spostato decisamente su sonorità violente, e poichè in seguito non ho più trovato alcuna band che andasse oltre, da quel momento ho semplicemente detto basta con il metal.
imageDead Can Dance – Spleen and Ideal (1985)
Parallelamente alle scorribande metalliche, alla riscoperta del rock più semplice e alle puntate nel progressive, nei miei ascolti si facevano avanti piano piano le musiche celestiali di Lisa Gerrard e Brendan Perry in arte Dead Can Dance. Un lento ma progressivo insinuarsi nella mia testa di un qualcosa di unico ed irripetibile, un capitolo a parte nel panorama musicale internazionale e per questo ineguagliabile.
imageSpiritualized – Ladies and Gentlemen We Are Floating in Space (1997)
Probabilmente il migliore album di space rock psichedelico di sempre. Intriso di gospel, soul, partiture orchestrali, anthem ipnotici e cavalcate cosmiche. Un disco che è cresciuto ascolto dopo ascolto fino a diventare inarrivabile per intensità, pathos e magniloquenza.
imageNew Model Army – Impurity (1990)
Per i New Model Army la scintilla scocca grazie ad una maglietta che mi piaceva molto, indossata da un tizio a scuola. Vedendo in seguito questo album in un negozio e ricordatomi di quella scritta sulla maglietta non esitai a farlo mio e aggiungere così un altro gruppo all’elenco delle mie fisse. L’attacco di Get Me Out è da brividi, anche se i dischi precedenti erano qualche gradino più in su. La maglietta poi me la comprai ad un concerto memorabile al Frontiera qualche anno dopo.
imageMogwai – Rock Action (2001)
Con questo lavoro dei Mogwai, letteralmente assimilato sotto pelle, mi sono appassionato anche di post rock. La band scozzese mi ha aperto ancora una volta un mondo in cui ricercare e quindi consumare tutta una serie di band, a me prima ignote, dedite a questo genere. Ancora oggi mi piace perdermi nelle lande desolate dipinte dalla lentezza di questa musica e dalle sue esplosioni improvvise, anche se convengo che l’evidente monotonia di tali scenari ha di fatto impedito l’evoluzione del genere. 
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