Giunti alla prova del terzo album, quello che tutti dicono sia della svolta, i Maccabees hanno di fatto quasi accantonato le chitarre, preferendo pianoforte e sintetizzatori, per creare un suono che qualcosa deve agli ultimi Coldplay: un dream pop che va tanto di moda ultimamente tanto da pensare che sia tutto un po' studiato a tavolino. Però una certa differenza con l'ultima 'fatica' dei Coldplay c'è, ed è il fatto che "Given To The Wild" è un bell'album, con molte canzoni che piacciono già al primo ascolto. Non so se potrà invecchiare bene, questo lo scopriremo solo tra qualche mese, però in questo momento il quintetto londinese sembra avere ottime possibilità di sfondare in patria. Magari quando tra un po' sentiremo cannibalizzare queste tracce per associarle a pubblicità o tornentoni vari non ne potremo più di questi Maccabei, e devo dire inoltre che un paio pezzi risultano un po' stucchevoli. Ma in generale mi sembra un buon album, con almeno tre grandi pezzi, uno dei quali, "Ayla", introdotta e da un giro di piano che rimane di sottofondo una volta che esplodono gli altri strumenti, con quel suo incedere sinfonico corale, diventa The Song of the Day di oggi.
The Maccabees, durante l'imminente tour europeo, toccheranno anche l'Italia, suonando il 12 febbraio ai Magazzini Generali di Milano.
Nessun commento:
Posta un commento